Antonio Finazzi Agrò e “Teatro Buffo”
L’esperienza teatrale offre ai partecipanti della compagnia un potente mezzo espressivo, attraverso il quale sciogliere tensioni, blocchi, paure di rifiuto e inibizioni, divertendosi nel vivere e far vivere le emozioni dell’esperienza teatrale: dalla creazione di una storia, alle prove fino alla rappresentazione per un pubblico.
Soprattutto il teatro “integrato”, per come è attuato dal Teatro Buffo, è un setting del tutto privilegiato nel quale concretizzare l’esperienza di una sostanziale uguaglianza dei partecipanti, ciascuno certamente diverso per fisicità, gestualità e presenza scenica, ma capace al pari di tutti gli altri membri di esprimere sentimenti, vissuti e percezioni del mondo attraverso l’espressione corporea e teatrale.
Proprio in questo senso il teatro è “integrato”, in quanto porta a convergenza armonica, all’interno della performance, le differenze di cui ciascuno è portatore. Questa integrazione è, potremmo dire, forma e contenuto della rappresentazione teatrale: è infatti sempre sia l’oggetto ultimo della rappresentazione – ciò che in effetti e in ultima analisi viene rappresentato a un pubblico – sia la chiave estetica, il principio ispiratore che transcodifica le differenze degli attori nel corpo del testo teatrale che di volta in volta viene messo in scena. I testi e le piece teatrali, normalmente di vena ironica o brillante, sono tutti frutto dell’inventiva della compagnia, e traggono in larga parte ispirazione dai “tic” dei partecipanti – di tutti i partecipanti – dalle loro ossessioni e idiosincrasie, trattati con leggerezza, ironia e gusto del paradosso. Proprio da questo doppio movimento dell’autenticarsi ed estranearsi nella rappresentazione dei propri vissuti, deriva la dimensione terapeutico catartica del teatro, così come di ogni altra esperienza artistica.
È quest’effetto complessivo che viene offerto al pubblico; un pubblico “spettatore”, come nel teatro tradizionale, fruitore passivo di un’opera dotata di autonoma dignità estetica, e però soggetto attivato e sensibilizzato dai significati profondi di promozione sociale, riconoscimento di pari dignità e bellezza delle persone che vi soggiacciono. In questo senso il Teatro Buffo è un importante enzima sociale, un “operatore di comunità” capace di sublimare lo stigma e il rifiuto sociale della disabilità offrendo ai diversi pubblici che incontra importanti stimoli di cambiamento e trasformazione di paradigmi culturali cronicizzati dal pregiudizio e dalla discriminazione.
Testo Antonio Finazzi Agrò
Foto Suzana Zlatkovic